Sacchi: "Maldini, non pensare ai soldi", "Se decide di lasciare, dev'essere per altri motivi"

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$$$_C.Ronaldo_777
view post Posted on 7/6/2008, 21:11




Sacchi: "Maldini, non pensare ai soldi""Se decide di lasciare, dev'essere per altri motivi"di Alessandro Franchetti

A parlare di addii, Arrigo Sacchi, fa una fatica pazzesca. Non fanno per lui, non gli viene bene, non sono il suo mestiere. Lui costruisce e di distruggere, onestamente, non ha nessuna voglia. Per questo se gli parli di Paolo Maldini e di quella storiaccia del contratto con il Milan ti manderebbe istintivamente al diavolo. Perché, semplicemente, per lui quello non è calcio e dal calcio, nel suo modo romantico di viverlo e pensarlo, bisognerebbe congedarsi silenziosamente.

"Se Paolo vuole lasciare - dice subito - non dev'essere per problemi di soldi. Paolo non ha bisogno di questo. La sua decisione dev'essere indipendente dal contratto. E la sua storia nel Milan e con il Milan deve chiudersi diversamente...". E ancora: "Vede - spiega - il rapporto tra Maldini e il Milan è stato un dare/avere molto equilibrato. Maldini ha dato moltissimo al Milan e il Milan ha dato moltissimo a Paolo. Hanno costruito, insieme, quella che probabilmente è stata la squadra più forte di tutti i tempi. E badi bene, che non sono io a dirlo. Sono stati gli studiosi del calcio a definire questa squadra, questo ciclo, il migliore di sempre. Quando una storia come questa finisce, l'epilogo deve essere splendido. Non deve avere code polemiche o covare rancori...".

Lei però parla di un ciclo che forse lo stesso Maldini considera finito. Non è proprio questo il punto?
"Ma i cicli finisco e ricominciano. Il Milan, almeno quello di Berlusconi, è camaleontico. Ha vinto diversamente e con diversi uomini. Ha vinto con me, poi con Capello che era diverso da me, poi con Zaccheroni e infine con Ancelotti. E ha continuato quello che lei chiama ciclo facendo affidamento su una sola costante: la società. Lo ripeto spesso: senza una grande società non si ottengono grandi risultati. E' più importante dei grandi giocatori e dei grandi allenatori. Poi, certo, gli uomini contano. E conta la professionalità degli uomini. Maldini, in questo senso, è il simbolo di un piccolo miracolo calcistico. Ma il suo miracolo non è frutto del caso. E', piuttosto, il risultato dell'educazione che Paolo ha ricevuto in famiglia, dell'altissimo livello di coscienza professionale del giocatore e della capacità unica che ha avuto, nel corso degli anni, di gestire da professionista il suo successo".

Detta così Maldini ha ragione a pretendere un trattamento diverso... Insomma, come si fa a discutere il suo rinnovo?
"Ma guardi che in questo Berlusconi è fin troppo romantico, direi eccessivamente riconoscente. Lui è fatto così, si affeziona alle persone. Un rapporto di lavoro, invece, è pur sempre un rapporto di lavoro. Una volta mi chiesero se ero amico dei giocatori. Risposi che un allenatore non deve fare l'amico, che non è quello il suo ruolo. Deve essere presente, se necessario, per i suoi uomini, ma il suo ruolo nella squadra è un altro. Lo stesso deve valere nel rapporto tra la società e Maldini...".

Tra i giocatori di cui non era amico c'è Van Basten, giusto mister? Oggi anche lui ha i suoi problemi con la sua squadra...
"Quello che si è detto e scritto del mio rapporto con Van Basten è esagerato. Abbiamo discusso, certo, ma Marco è il miglior giocatore che io abbia mai allenato e con lui avevo e ho un rapporto talmente buono che quando sono tornato al Milan la seconda volta gli ho perfino chiesto di farmi da secondo. Però una cosa va detta: anche un giocatore, per capire alcune situazioni, ha bisogno di tempo. Pensi, recentemente mi ha chiamato e mi ha detto: "Adesso la capisco, mister. Devo averle creato non pochi problemi". Gli ho risposto che me ne aveva anche risolti parecchi".

Sta di fatto che l'Olanda di Van Basten sarà una delle rivali dell'Italia agli Europei. Le piace la nazionale di Donadoni?
"A questa domanda ho già risposto una volta per tutte. Mi chiesero, mentre parlavo in conferenza con Parreira, qual era la nazionale che giocava il più bel calcio. Risposi che non solo il mio Milan giocava meglio di qualunque altra nazionale, ma che giocavano meglio anche il Parma o il Rimini. Il problema è che nessuna nazionale può giocare un bel calcio. Un tempo rappresentavano il meglio del calcio di una nazione perché il calcio lo facevano i singoli. Allora tu prendevi gli undici singoli migliori e avevi la squadra più forte. Ora è importante il gioco e per avere un buon gioco serve sistematicità, allenamento costante, grande dedizione giornaliera. Con il Rimini facevo 400 allenamenti l'anno, con la Nazionale ci vedevamo una volta ogni tanto. Come avrebbe potuto la mia Italia giocare come il Rimini?".




6 giugno 2008
Da:www.sportmediaset.it
 
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Nateinfance
view post Posted on 23/1/2010, 09:27




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1 replies since 7/6/2008, 21:11   8728 views
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